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Morgan Rice
destinata libro #4 in Appunti di un Vampiro
Che cosa hanno detto di APPUNTI DI UN VAMPIRO

“TRADITA è un grande volume di questa serie. Morgan Rice ha davvero realizzato un'opera vincente in questa serie. E' incalzante, colmo di azione, amore, suspense e intrigo. Se non  avete letto i primi due romanzi, leggeteli e poi mettete le mani su TRADITA. Ho letto questi libri in ordine, ma ognuno di essi è anche fatto per essere letto individualmente, perciò anche se non avete letto i primi due, procuratevi TRADITA. Sono certo che finirete per procurarvi anche i primi due – vale la pena leggerli o almeno una volta…o due!”

–-VampireBookSite


"TRAMUTATA è un libro che può competere con TWILIGHT e VAMPIRE DIARIES,  uno di quelli che vi vedrà desiderosi di continuare a leggere fino all'ultima pagina! Se siete tipi da avventura, amore e vampiri, questo è il libro che fa per voi!"

–-Vampirebooksite.com


“La Rice fa un ottimo lavoro nello spingervi nella storia sin dall'inizio, utilizzando una grande capacità descrittiva, che trascende la mera descrizione dei luoghi … Ben scritto, ed estremamente veloce da leggere, TRAMUTATA è un buon inizio per una nuova serie sui vampiri, per chi intende immergersi in una storia leggera e interessante.”

–-Black Lagoon Reviews

Chi è Morgan Rice

Morgan Rice è l'autrice Bestseller di APPUNTI DI UN VAMPIRO,  una serie per ragazzi che comprende undici libri (e destinata a continuare) la serie bestseller THE SURVIVAL TRILOGY, un thriller post-apocalittico che comprende due libri (e destinata a continuare); e la serie epica fantasy bestseller L'ANELLO DELLO STREGONE, composta da tredici libri (e destinata a continuare).


I libri di Morgan sono disponibili in edizioni audio e stampate, e le traduzioni dei libri sono disponibili in tedesco, francese, italiano, spagnolo, portoghese, giapponese, cinese, svedese, olandese, turco, ungherese, ceco e slovacco (e molte altre lingue si aggiungeranno).


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Libri di Morgan Rice

L’ANELLO DELLO STREGONE
UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1)
LA MARCIA DEI RE (Libro #2)
DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)
GRIDO D’ONORE (Libro #4)
VOTO DI GLORIA (Libro #5)
UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)
RITO DI SPADE (Libro #7)
CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8)
UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)
UN MARE DI SCUDI (Libro #10)
UN REGNO D’ACCIAIO (Libro #11)
LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)
LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)

THE SURVIVAL TRILOGY
ARENA ONE: SLAVERSUNNERS (Libro #1)
ARENA TWO (Libro #2)

APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA (Libro #1)
AMATA (Libro #2)
TRADITA (Libro #3)
DESTINATA (Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
BETROTHED (Libro #6)
VOWED (Libro #7)
FOUND (Libro #8)
RESURRECTED (Libro #9)
CRAVED (Libro #10)
FATED (Libro #11)

Ascolta la serie APPUNTI DI UN VAMPIRO in formato audiolibro!

Ora disponibile su:

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Copyright © 2011 di Morgan Rice


Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o mezzo, o raccolta in un database o sistema di recupero, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso.


La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questo ebook non potrà essere rivenduto o trasferito ad altre persone. Se desiderate condividere questo libro con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale,  allora restituite la copia ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questa autrice.


Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto  dell'immaginazione dell'autrice o sono utilizzati a puro scopo d'intrattenimento. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, è pura coincidenza.


Jacket art ©iStock.com /© lamia-ell

FATTO:

Nel 2009, è stato scoperto il primo cadavere intatto di quello che è stato identificato come vampiro, sull'isoletta di Lazzaretto Nuovo, nella laguna veneziana. Il vampiro, una donna morta di peste nel secolo XVI, è stata sepolta con un mattone in bocca—sostenendo la credenza medievale secondo cui i vampiri fossero i responsabili della peste, come la Morte Nera.

FATTO:

La Venezia del 1700 era diversa da qualsiasi altro luogo sulla terra. Le persone giungevano da ogni parte del mondo, per unirsi alle sue feste ed ai suoi balli sfarzosi, indossando elaborati abiti e maschere. Per le persone, era normale camminare in strada indossando un costume. Per la prima volta nella storia, non estiva alcuna ineguaglianza di genere. Le donne, precedentemente tenute a freno dall'autorità, ora potevano travestirsi da uomini, e potevano anche accedere a qualsiasi luogo desiderassero …

“O mio amore! Moglie mia!
Morte, che ha succhiato il miele via dal tuo respiro,
Non ha alcun potere  sulla tua bellezza:
Non ti ha ancora conquistata;  e non ha sottratto i segni della tua bellezza
E il rosso alle tue labbra e alle tue guance…”

--William Shakespeare, Romeo e Giulietta

CAPITOLO UNO

Assisi, Umbria (Italia)

(1790)


Caitlin Paine si destò lentamente dal sonno, completamente avvolta dall'oscurità. Provò ad aprire gli occhi, per comprendere dove si trovasse, ma non ci riuscì. Tentò di muovere le mani, le braccia—ma anche stavolta fu inutile. Si sentiva coperta, immersa in una morbida consistenza, ma non riusciva affatto a comprendere di che cosa si trattasse. Era pesante, la spingeva in basso, e ogni istante che passava, sembrava diventare più pesante.

La ragazza provò a respirare, e mentre lo faceva, realizzò che le sue vie respiratorie erano bloccate.

Sentendo montare il panico in lei, Caitlin provò a fare un respiro profondo attraverso la bocca, ma mentre lo fece, sentì qualcosa scenderle lungo la gola. L'odore le colmava le narici, e alla fine si rese conto di che cosa fosse: terra. Era immersa nella terra, che le copriva il viso e il naso, entrandole nella bocca. Capì che era pesante, perchè ne era completamente ricoperta, diventando più pesante ogni istante di più, soffocandola.

Incapace di respirare, incapace di vedere, Caitlin entrò nel panico più totale. Provò a muovere le gambe, le braccia, ma anch'esse erano bloccate dall'enorme quantità di terra che le ricopriva, schiacciandole. Con tutta la forza che aveva, si dimenò e alla fine riuscì a spostare leggermente le braccia; infine, le sollevò, più in alto, sempre più in alto. Alla fine riuscì ad aprirsi una strada nella terra, da cui spuntarono le sue mani, e sentì di nuovo il contatto con l'aria. Con una rinnovata energia, iniziò a dimenarsi, con tutta la forza di cui era capace, sollevando freneticamente tutta la terra e liberando il suo corpo.

Finalmente, Caitlin riuscì ad alzarsi, e la terra cadde via da lei. Si tolse tutto lo sporco dal viso, dalle ciglia, eliminando la terra che le ostruiva la bocca ed il naso. Usò entrambe le mani, quasi istericamente, e, alla fine, fu abbastanza in grado di respirare.

Era in iperventilazione, e fece degli enormi respiri deglutendo; mai era stata tanto felice di poter respirare. Mentre tornava a respirare, cominciò a tossire, sforzando i polmoni, sputando terra dalla bocca e dal naso.

Catilin si sforzò ad aprire gli occhi – le ciglia erano ancora attaccate insieme – e riuscì ad aprirli a sufficienza, da poter vedere dove si trovasse. Era il tramonto. In campagna. E lei giaceva immersa nella terra, in un piccolo cimitero rurale. Mentre si guardava intorno, vide i volti sorpresi di una dozzina di umili paesani, vestiti di stracci, che la guardavano in un profondo shock. Accanto a lei c'era un becchino, un uomo forzuto, distratto dal suo spalare. Ancora non l'aveva notata e non la vide nemmeno quando si avvicinò, spalando un'altra pila di terra, e gettandola verso di lei.

Prima che Caitlin potesse reagire, la nuova palata di terra la colpì proprio dritto in faccia, coprendole di nuovo gli occhi ed il naso. Lei scosse via tutta la terra e si alzò in piedi, dimenando le gambe, sforzandosi il più possibile per venire fuori dalla terra fresca e pesante.

Finalmente, il becchino la notò. E quando stava per spalare di nuovo, la vide, e balzò all'indietro. La pala gli cadde lentamente dalle mani, e fece diversi passi indietro.

Un grido squarciò il silenzio. Giungeva da uno dei paesani, l'acuto grido di un'anziana donna superstiziosa, che se ne stava lì dinnanzi a quello che doveva essere il cadavere fresco di Caitlin, che ora stava emergendo dala terra. Lei urlò ed urlò.

Gli altri paesani ebbero svariate reazioni. Alcuni si voltarono e fuggirono, allontanandosi. Altri si coprirono semplicemente la bocca con le mani, troppo ammutoliti anche per pronunciare una sola parola. Ma alcuni uomini, con le loro torce in mano, sembravano incerti tra paura e rabbia. Fecero alcuni passi esitanti verso Caitlin, e lei potè vedere dalle loro espressioni, e dai loro strumenti agricoli sollevati, che erano pronti ad attaccare.

Dove mi trovo? lei si chiese disperatamente. Chi sono queste persone?

Disorientata com'era, Caitlin ebbe ancora la presenza di spirito per capire che doveva agire rapidamente.

Iniziò a scavare via il cumulo di terra, che teneva le sue gambe immobilizzate, scostandola via furiosamente. Ma la terra era bagnata e pesante, e il suo piano stava funzionando male. Le venne in mente di quando, una volta, in spiaggia suo fratello Sam l'aveva sepolta fino alla testa. Non era stata in grado di muoversi. Lo aveva supplicato di liberarla, e lui l'aveva fatta aspettare per ore.

Lei si sentì così indifesa, intrappolata, e, nonostante tutto, cominciò a piangere. Si chiese dove fosse finita la sua forza vampiresca. Era tornata di nuovo una semplice umana? Sembrava di sì. Debole. Proprio come chiunque altro.

Improvvisamente ebbe paura. Molta, molta paura.

“Vi prego, qualcuno mi aiuti!” Caitlin gridò, provando a rivolgersi con lo sguardo verso le donne presenti nella folla, sperando in un viso che le mostrasse comprensione.

Ma nessuna lo fece. Invece, c'erano solo volti scioccati ed impauriti.

E arrabbiati. Una folla di uomini brandiva i suoi strumenti agricoli in alto, e si dirigeva minacciosa verso di lei. La ragazza non aveva molto tempo.

Lei provò ad appellarsi direttamente a loro.

“Vi prego!” Caitlin gridò, “non è come pensate! Non voglio farvi del male. Vi prego, non fatemi del male! Aiutatemi ad uscire fuori di qui!”

Ma quelle parole servirono solo per incoraggiarli.

“Uccidete il vampiro!” un paesano gridò dalla folla. “Uccidetela di nuovo!”

Al grido risposte un ruggito entusiasta. Quella folla la voleva morta.

Uno dei paesani, meno spaventato degli altri, un grosso uomo robusto, le si avvicinò. La guardò con una grande rabbia, poi sollevò in alto il suo piccone. Caitlin vedeva che stava puntando dritto alla sua faccia.

“Morirai stavolta!” l'uomo gridò, sopraffatto dalla rabbia.

Caitlin chiuse gli occhi, e da qualche parte, nel profondo del suo essere, avvertì la scintilla della rabbia. Era una rabbia primitiva, collocata in qualche punto di lei ma ancora esistente, e la sentì avvolgerla, partendo dalle dita dei piedi, per poi attraversarle il corpo, fino al busto. Si sentiva bruciare per il calore. Non era giusto, per lei morire in questo modo, venire attaccata, essere così indifesa. Lei non aveva fatto loro nulla di male. Non era giusto, quel pensiero echeggiò nella sua mente ancora e ancora, mentre la rabbia montava.

Il paesano tentò di colpire forte, puntando dritto alla faccia di Caitlin, e lei improvvisamente si sentì sopraffare dalla forza che le serviva. Con un movimento, lei saltò fuori dalla terra e su in piedi, e afferrò l'ascia per il manico di legno, agitandola a mezz'aria.

Caitlin potè sentire un rantolo di orrore provenire dalla folla, che, sorpresa, indietreggiò di diversi metri. Ancora brandendo l'ascia, lei guardò dinnanzi a sè per vedere l'espressione violenta mutare in una di grande timore. Prima che l'uomo potesse reagire, lei strappò l'ascia dalla sua mano, la mosse all'indietro e lo colpì forte al petto. L'uomo volò all'indietro, per aria, per ben 6 metri, ed atterrò in mezzo alla folla di paesani, trascinandone con sè diversi.

Caitlin sollevò in alto l'ascia, fece diversi passi verso di loro, e con l'espressione più feroce che riuscì ad ostentare, ringhiò.

I paesani, terrorizzati, sollevarono le mani, coprendosi i volti e gridarono. Alcuni fuggirono nei boschi, e quelli che restarono tremavano.

Era proprio quello l'effetto desiderato da Caitlin. Spaventarli abbastanza da intontirli. Gettò a terra l'ascia e corse via superandoli, attraverso il campo, e dirigendosi verso l'orizzonte.

Mentre correva, attendeva, sperava che la forza le tornasse, che le ali le si spalancassero, per poter semplicemente sollevarsi in aria, e volare lontano da lì.

Ma non era stata così fortunata. Per qualunque ragione, non stava accadendo.

L'ho persa? Si chiese. Sono tornata di nuovo umana?

Lei corse ad una velocità di una semplice e normale umana, e non sentiva nulla nella schiena, niente ali, non contava quanto lei lo desiderasse. Ora era davvero debole e indifesa come tutti gli altri?

Prima che potesse trovare la risposta, sentì un frastuono provenire da dietro di lei. Guardò sopra la spalla e vide la folla dei paesani; la stavano inseguendo. Urlavano, portando le torce, strumenti agricoli, brandendo bastoni e picconi, mentre la inseguivano.

Signore, ti prego, lei pregò. Fai finire questo incubo. E' fin troppo per me, per farmi capire dove mi trovo. Per diventare di nuovo forte.

Caitlin guardò in basso e per la prima volta notò che cosa indossava. Era un abito nero ed elaborato, notevolmente ricamato, e la copriva dal collo ai piedi. Si trattava di un capo da indossare per un'occasione formale – come un funerale – ma inadatto certamente a correre velocemente. Le sue gambe avevano poca possibilità di movimento. La ragazza si abbassò e lo stracciò sopra il ginocchio. Questo fu utile, visto che poteva farla correre più rapidamente.

Ma non ancora abbastanza veloce. Si sentì subito stanca, e la folla dietro di lei sembrava avere un'energia infinita. Si stava avvicinando davvero in fretta.

Improvvisamente, lei avvertì qualcosa di affilato dietro la testa, e barcollò per il dolore. Inciampò una volta colpita, e si toccò per comprendere che cosa fosse accaduto, con la mano. Quest'ultima fu ricoperta di sangue. Era stata colpita da una pietra.

Lei vide diverse pietre volare contro di lei, si voltò e vide che la folla le stava scagliando contro di lei. Un'altra la colpì dolorosamente alla schiena. Ora, la folla si trovava soltanto a poco meno di 7 metri da lei.

A distanza, lei scorse una collina ripida e, sulla sommità, un'enorme chiesa medievale ed un chiostro. Decise di raggiungerla. Sperava che, se ci fosse riuscita, forse avrebbe potuto trovare rifugio presso quelle persone.

Ma appena fu di nuovo colpita, stavolta alla spalla, da un'altra pietra, si rese conto che ogni sforzo sarebbe risultato vano. La chiesa era fin troppo distante, lei stava perdendo terreno, e la folla era troppo vicina. Non aveva altra scelta, che voltarsi e combattere. Ironico, pensò. Dopo tutto quello che aveva passato, dopo tutte le battaglie che aveva affrontato contro i vampiri, e persino dopo essere sopravvissuta ad un viaggio indietro nel tempo, sarebbe stata uccisa da una stupida folla di paesani.

Caitlin si fermò, si voltò ed si trovò faccia a faccia con la folla. Se stava per morire, almeno l'avrebbe fatto lottando.

Mentre era lì, chiuse gli occhi e respirò. Si concentrò, ed il mondo attorno a lei si fermò. Sentì i piedi nudi a contatto con l'erba, radicati nella terra, e lentamente ma senza ombra di dubbio, una forza primitiva emerse e la avvolse tutta. S'impose di ricordare; di ricordare la rabbia; di ricordare la sua innata forza primitiva. Un tempo si era allenata ed aveva combattuto con una forza sovrumana. Voleva che questa tornasse. Sentiva che da qualche parte, in qualche modo, era ancora presente dentro di lei.

Mentre se ne stava lì, pensava a tutte le folle della sua vita, a tutti i prepotenti, a tutti gli idioti che aveva incontrato. Pensò a sua madre, che l'aveva invidiata persino per la più piccola forma di gentilezza; ricordò i prepotenti che avevano inseguito lei e Jonah, fino al vicolo di New York. Rammentò quei prepotenti nel fienile nella Valle dell'Hudson, gli amici di Sam. E il suo arrivo a Pollepel. Sembrò che ci fossero sempre stati prepotenti, prepotenti ovunque. Scappare da loro, non sarebbe servito a nulla. Come aveva sempre fatto, avrebbe dovuto semplicemente star lì ad affrontarli.

Mentre era ferma lì, affrontando l'ingiustizia di tutto questo, la rabbia crebbe, attraversandola per tutto il corpo. Raddoppiò e triplicò, fino a quando sentì che le vene le si ingrossavano per l'ira, e anche i muscoli stavano per saltarle fuori dal corpo.

E proprio in quel momento, la folla era davvero vicina a lei. Un paesano sollevò il suo bastone e lo fece ondeggiare, puntando alla testa di lei. Con la sua ritrovata forza, Caitlin balzò via giusto in tempo, si abbassò, lo afferrò e poi lo lanciò via, facendolo passare sopra la sua spalla. Volò in alto di diversi metri, e atterrò sull'erba sulla schiena.

Un altro uomo si avvicinò, impugnando una grossa pietra, pronto a scagliarla contro la sua testa; ma lei si fece sotto, afferrandogli il polso e girandoglielo. Lui cadde in ginocchio, urlando.

Un terzo paesano, di fronte a lei, tentò di colpirla con una zappa, ma Caitlin fu molto più veloce: ruotò intorno e l'afferrò a mezz'aria. Gliela tirò via dalle mani, la mosse e lo colpì in testa.

La zappa, lunga poco più di un metro, era proprio ciò che le occorreva. La mosse intorno, creando un'ampio cerchio e colpendo chiunque le capitasse a tiro; in pochi istanti, lei stabilì un grande perimetro intorno a sè. Vide un paesano avvicinarsi con una grossa pietra, pronto per scagliargliela contro, e lei lanciò la zappa contro di lui. Lo colpì alla mano, e gli fece cadere a terra la pietra.

Caitlin corse tra la folla meravigliata, afferrò una torcia dalla mano di un'anziana signora, e la fece ondeggiare forte. Riuscì ad incendiare una parte dell'alta erba secca e ci furono urla, mentre tanti paesani fuggivano via, presi dal terrore. Quando la parete di fuoco divenne grande abbastanza, lei si allontanò e puntò la torcia direttamente contro la folla. La torcia volò in aria ed atterrò dietro alla tunica di un uomo, illuminandolo e avvolgendo tra le fiamme anche colui che gli stava accanto. Rapidamente, la folla si radunò intorno a loro, per spegnere le fiamme.

Ciò servì allo scopo di Caitlin. Finalmente, i paesani furono distratti abbastanza da darle spazio a sufficienza per andarsene via. Lei non era interessata a far loro del male. Voleva soltanto che la lasciassero in pace. Aveva solo bisogno di riprendere fiato, per rendersi conto di dove fosse.

Si voltò e corse fino alla collina, per raggiungere la chiesa. Sentì una nuova forza dentro di sè ed acquistò velocità, e si rese conto che poteva riuscire a raggiungere la collina, e sapeva che si stava allontanando dalla folla. Sperava solo che la chiesa fosse aperta, e che l'avrebbero lasciata entrare.

Mentre correva lungo la collina, sentendo l'erba sotto i piedi nudi, venne il tramonto e vide diverse torce venire accese nella piazza del paese, e lungo le mura del chiostro. Mentre si avvicinava, scorse un guardiano notturno, in cima ad un parapetto. L'uomo guardò in basso verso di lei, e il timore gli si dipinse sul volto. Raggiunse una torcia al di sopra della sua testa, ed urlò:  “Vampiro! Vampiro!”

Appena lo fece, le campane della chiesa suonarono.

Caitlin vide le torce apparire su ogni lato. Le persone stavano interrompendo il lavoro di falegnameria, provenendo da ogni direzione, mentre il guardiano continuava ad urlare, e così le campane suonarono. Era una sorta di caccia alle streghe, e tutti sembravano dirigersi direttamente verso di lei.

Caitlin aumentò la sua velocità, correndo così forte che le costole le dolevano. Ansimando per il fiatone, raggiunse le porte in quercia della chiesa giusto in tempo. Ne aprì una frettolosamente, poi la tirò e  sbattè dietro di lei, con un forte colpo.

Dentro, lei si guardò intorno freneticamente, e scorse il bastone di un pastore. Lo afferrò e  lo fece scivolare dietro le doppie porte, sbarrandole.

Nell'istante in cui lo fece, sentì un forte schianto provenire dalla porta, mentre dozzine di mani cercavano di spingerla. Le porte si scossero, ma non cedettero. Il bastone le bloccava—almeno per ora.

Caitlin diede una rapida occhiata alla stanza. La chiesa, per fortuna, era vuota. Era enorme, con un soffitto ad arco alto decine di metri. Era un luogo freddo e vuoto: si vedevano solo centinaia di panche sul pavimento marmoreo; all'estremità, al di sopra dell'altare, erano appese diverse candele accese.

Mentre si guardava intorno, le sembrò di notare un movimento provenire dal fondo.

Il rumore divenne più intenso, e una porta cominciò a scuotersi. Caitlin fu pronta ad entrare in azione, correndo in fondo alla navata, verso l'altare. Una volta raggiunto, verificò di avere ragione: c'era qualcun'altro.

Inginocchiato tranquillamente, con la schiena rivolta verso di lei, c'era un prete.

Caitlin si chiese come lui potesse ignorare tutto questo, ignorare la sua presenza, come potesse essere così profondamente immerso nella preghiera in un momento del genere. Lei sperò che non la rimandasse verso la folla.

“Salve” Caitlin disse.

Lui non si voltò.

Caitlin si precipitò verso l'altro lato, per vederlo in faccia. Era un uomo più anziano, con capelli bianchi, ben rasato, e occhi blu chiaro che sembravano bloccati nello spazio, mentre era inginocchiato in preghiera. Non si disturbò a guardarla. C'era ancora qualcos'altro, che lei percepiva in lui. Persino nel suo stato attuale, Caitlin poteva affermare che c'era qualcosa di diverso che lo riguardava. Sapeva che era della sua specie. Un vampiro.

Le spinte alla porta divennero più forti, e uno dei cardini cedette, e Caitlin osservò la scena con il volto avvolto dalla paura. Quella folla sembrava determinata, e lei non sapeva dove altro andare.

“Mi aiuti, la prego!” Caitlin implorò.

L'uomo continuò a pregare per diversi momenti. Alla fine, senza nemmeno guardarla, disse: “Come possono uccidere ciò che è già morto?”

Ci fu un rumore di legno rotto.

La prego,” lo pregò. “Non mi consegni a loro.”

Lui si alzò lentamente, tranquillo e composto, e si diresse verso l'altare. “Là,” lui disse. “Dietro la tenda. C'è una botola. Vai!”

Lei seguì il suo dito, ma vide solo un grande palco, coperto da tessuto in raso. Si precipitò lì, tirò su il pezzo di raso, e vide la botola. La aprì e si infilò con il corpo nello spazio ristretto.

Nascosta lì dentro, sbirciò attraverso la minuscola fessura. Guardò il prete precipitarsi verso la porta laterale, e aprirla con una forza sorprendente.

Proprio quando lo fece, le porte anteriori principali vennero sfondate dalla folla, e tutti entrarono, incamminandosi lungo la navata.

Caitlin richiuse velocemente la tenda. Sperava che non l'avessero vista. Lei guardò attraverso una fessura nel legno, e vide abbastanza da scorgere la folla correre in fondo alla navata, apparentemente dirigendosi verso di lei.

“Da quella parte!”gridò il prete. “Il vampiro è fuggito di là!”

L'uomo indicò la porta laterale, e la folla si precipitò nella direzione indicata, e tornò a disperdersi nella notte.

Dopo diversi secondi, l'infinito sciame di corpi uscì rapidamente dalla chiese, e infine, tornò tutto silenzioso.

Il prete chiuse la porta, serrandola dietro di loro.

Lei poteva sentire i suoi passi, mentre si dirigeva verso di lei, e Caitlin, tremando dalla paura, con la mano fredda, aprì lentamente la botola.

Luì spostò la tenda e la guardò.

Le tese una mano gentile.

“Caitlin,” lui disse, e sorrise. “Ti stiamo aspettando da molto tempo.”

CAPITOLO DUE

Roma, 1790


Kyle era immerso nell'oscurità e respirava a fatica. C'erano poche cose al mondo che odiava più degli spazi confinati, e quando si mosse al buio e sentì la pietra che lo copriva, si ricoprì di sudore. Era intrappolato. Non vi era nulla di peggio per lui.

Si abbassò e con il pugno fece un buco proprio nella pietra. Si ruppe in tanti pezzi, e si coprì gli occhi accecati dalla luce del giorno.

Una cosa che Kyle odiava più dell'essere intrappolato, era essere in posizione tale da avere il sole proprio di fronte, specialmente senza alcuna protezione per la pelle. Saltò rapidamente fuori dalle macerie e si riparò dietro un muro.

Kyle respirò profondamente e diede un'occhiata alle vicinanze, disorientato, mentre si toglieva la polvere dagli occhi. Questo detestava del viaggiare nel tempo: non sapeva mai esattamente dove si sarebbe ritrovato. Erano secoli che non ci provava, e ora non l'avrebbe fatto se non fosse stato per la sua infinita spina nel fianco, Caitlin.

Non era servito molto tempo, dopo che lei aveva lasciato New York, per far sì che Kyle comprendesse che la sua guerra era solo parzialmente vinta. Con lei ancora tra i piedi, e sulle tracce dello scudo, si rese conto che non avrebbe mai potuto riposare in pace. Era stato sul punto di vincere la guerra, di schiavizzare l'intera razza umana, di diventare l'unico leader della razza vampira. Ma lei, quella patetica ragazzina, glielo stava impedendo. Fino a quando ci fosse stato lo scudo in circolazione, lui non avrebbe potuto assumere il potere. Lui non aveva altra scelta che rintracciarla e ucciderla. E se questo significava tornare indietro nel tempo, allora lo avrebbe fatto.

Respirando affannosamente, Kyle estrasse rapidamente una protezione per la pelle, e vi avvolse braccia, collo e torace. Si guardò intorno, e realizzò di essere in un mausoleo. Sembrava romano, dalle incisioni. Roma.

Non ci era stato da secoli.  Aveva sollevato troppa polvere colpendo il marmo, e questa rimaneva sospesa nell'aria del mattino, rendendo difficile trovare una conferma alla sua intuizione. Prese un profondo respiro, si tenne forte e saltò fuori.

Aveva ragione: era a Roma. Guardò fuori, vide i cipressi italiani e fu certo che non poteva essere altrove. Si rese conto che era in cima al Foro Romano, la sua erba verde, le sue colline e valli ed i monumenti in rovina si ergevano dinnanzi a lui in una gentile pendenza. Ciò gli riportò dei ricordi alla mente. Aveva ucciso molte persone in quel posto, in passato quando era ancora utilizzato, ed era anche stato quasi ucciso lui. Sorrise a quel pensiero. Era il suo genere di posto.

Ed era il posto perfetto in cui atterrare. Il Pantheon non era così distante, e nell'arco di pochi minuti, sarebbe stato davanti ai giudici romani del Gran Consiglio, il suo covo più potente, e ricevere tutte le risposte di cui necessitava. Presto avrebbe saputo dov'era Caitlin, e se tutto fosse andato bene, avrebbe ottenuto il permesso di ucciderla.

Non che ne avesse bisogno. Era solo cortesia, l'etichetta dei vampiri, si trattava di seguire una tradizione vecchia di migliaia di anni. In genere si chiedeva sempre il permesso di uccidere, quando ci si trovava in un territorio altrui.

Ma se avessero rifiutato, non si sarebbe arreso. Questo gli avrebbe reso la vita difficile, ma avrebbe ucciso chiunque si fosse trovato sulla sua strada.

Kyle respirò profondamente nell'aria romana, e si sentì a casa. Era passato fin troppo tempo da quando era tornato. Era stato troppo coinvolto dalla città di New York, nella politica dei vampiri, in uno spazio e tempo moderni. Questo era più il suo stile. Potè vedere dei cavalli a distanza, le strade sporche, e si chiese se fosse nel secolo XVIII. Perfetto. Roma era urbana, ma ancora rozza, le sarebbero occorsi altri 200 anni di fatica.

Appena Kyle si diede un'occhiata, vide che era sopravvissuto al viaggio indietro nel tempo piuttosto bene. In altri viaggi, aveva patito molto di più, e gli ci era voluto più tempo per riprendersi. Ma non stavolta. Si sentiva più forte che mai, pronto ad agire. Sentiva che le ali gli si sarebbero spalancate subito, per volare direttamente verso il Pantheon se solo avesse voluto, e dato vita al suo piano.

Ma non era ancora pronto. Non andava in vacanza da tanto tempo, e gli piaceva essere tornato lì. Voleva esplorare un po' la zona, per vedere e ricordare come doveva essere stato stare lì.

Kyle percorse la collina con la sua incredibile velocità, e, nel giro di men che non si dica, era fuori dal Foro e per le strade movimentate ed affollate di Roma.

Si meravigliò del fatto che, persino 200 anni prima, Roma fosse affollata come potrebbe essere oggi.

Kyle rallentò il passo, una volta mescolatosi con la folla, camminando insieme ad essa. Era una massa di umanità. L'ampio corso, ancora sporco, conteneva migliaia di persone, ognuna delle quali correva in ogni direzione. Conteneva anche cavalli di ogni forma e dimensione, insieme a carretti trainati da cavalli, carri e carrozze. Le strade erano appestate dall'odore dei corpi e del letame dei cavalli. Ora Kyle ricordò la mancanza del servizio idraulico, la mancanza dei servizi igienici—il tanfo dei tempi passati. Gli dava la nausea.

Kyle si sentì spinto in ogni direzione, mentre la folla diventava più grande, sempre più grande, persone di tutte le razze e classi brulicavano da ogni dove. Si meravigliò delle vetrine primitive, che esponevano vecchi cappelli italiani alla moda. Si meravigliò dei ragazzini vestiti di stracci, che correvano verso di lui, mostrandogli pezzi di frutta da vendere. Alcune cose non erano cambiate.

Kyle s'incamminò lungo un viale stretto e squallido, uno che rammentava bene, sperando che tutto fosse proprio come appariva una volta. Fu felice di scoprire che era così: dinnanzi a lui, c'erano dozzine di prostitute, poggiate contro le pareti, e lo chiamavano mentre camminava.

Kyle fece un grosso sorriso.

Appena si avvicinò ad una di loro —una donna robusta e prosperosa, dai capelli tinti di rossi e troppo trucco sul viso – questa gli si fece incontro e gli accarezzò il viso con la mano.

“Hey, ragazzone,” lei disse, “vuoi divertirti? Quanto hai?”

Kyle sorrise, appoggiò il braccio intorno a lei, e la diresse verso un vicolo laterale.

Lei lo seguì contenta.

Non appena svoltarono l'angolo, lei disse, “Non hai risposto alla mia domanda. Quanti soldi hai—”

Fu una domanda che non avrebbe mai terminato.

Prima che potesse terminare la frase, Kyle aveva già infilato i canini nel suo collo.

Lei provò a urlare, ma lui le tappò la bocca con la sua mano libera, e la spinse più vicino a sè, bevendo e bevendo. Lui sentì il sangue umano scorrergli nelle vene, e si sentì euforico. Si era sentito così assetato, disidratato. Il viaggio nel tempo lo aveva spossato, e questo era esattamente ciò che gli serviva per ristorare il suo spirito.

Appena sentì il corpo della donna perdere vita, succhiò ancora e ancora, bevendo più di quanto avesse bisogno. Alla fine, si sentì completamente dissetato, e lasciò il corpo senza vita cadere a terra.

Appena si diresse per uscire, un uomo grosso, con la barba, senza un dente, si avvicinò. Estrasse uno stiletto dalla sua cintura.

L'uomo guardò in basso verso il cadavere della donna, poi rivolse lo sguardo a Kyle e fece una smorfia.

“Era una mia proprietà,” l'uomo disse. “Faresti meglio ad avere i soldi per lei.”

L'uomo fece due passi verso Kyle, e allungò lo stiletto verso di lui.

Kyle, con i suoi riflessi incredibilmente rapidi, si scansò facilmente, afferrò il polso dell'uomo, e lo spinse all'indetro con un solo movimento, spezzandogli il braccio a metà. L'uomo urlò, ma prima che finisse, Kyle gli sottrasse lo stiletto dalla mano, e con lo stesso movimento, gli squarciò la gola. Lasciò il cadavere dell'uomo cadere esamine in mezzo alla strada.

Kyle guardò verso lo stiletto, una piccola arma intricata con un manico in avorio, e scosse la testa. Non era niente male. Lo nascose nella cintura e si deterse il sangue dalla bocca con il palmo della mano. Respirò profondamente, e infine, contento, percorse il vicolo e tornò in strada.

Oh, quanto gli era mancata Roma.

CAPITOLO TRE

Caitlin camminò con il prete lungo la navata della chiesa, mentre lui finiva di sbarrare la porta principale e sigillava tutti gli altri ingressi. Il sole era tramontato e così questi iniziò ad accendere le torce mentre proseguiva il giro, illuminando gradualmente quello spazio immenso.

Caitlin guardò in alto e notò tutte le enormi croci, e si chiese come mai si sentisse così in pace in quel luogo. Non era forse vero che i vampiri dovevano temere le chiese? Le croci? Ricordò della casa del Covo Bianco nei Chiostri di New York, e le croci che ricoprivano le pareti. Caleb le aveva detto che alcune razze di vampiri abbracciavano le chiese. Si era lanciato in un lungo monologo sulla storia della razza dei vampiri e del suo rapporto con il cristianesimo, ma non aveva ascoltato attentamente all'epoca, troppo innamorata di lui. Ora, desiderava di averlo fatto.

Il prete vampiro condusse Caitlin ad una porta laterale, e Caitlin si ritrovò a scendere una rampa di scale in pietra. Camminarono lungo un corridoio medievale ad arco, e lui continuò ad accendere le torce durante il tragitto.

“Non penso che torneranno,” lui disse, chiudendo a chiave un'altra entrata mentre andava.  “Perlustreranno l'intera campagna per trovarti, e quando non ti troveranno, torneranno alle loro case. Succede sempre così.”

Caitlin lì si sentiva al sicuro, ed era così grata per l'aiuto ricevuto da quell'uomo. Si chiese perchè l'avesse aiutata, perchè avesse messo a rischio la sua stessa vita per lei.

“Perchè sono della tua specie,” lui disse, voltandosi per guardarla dritto negli occhi, con gli occhi blu che sembrarono penetrarla.

Caitlin dimenticava sempre quanto i vampiri potessero facilmente leggere le menti altrui. Ma, per un istante, aveva dimenticato che lui fosse uno della sua specie.

“Non tutti noi temiamo le chiese,” lui disse, rispondendo ancora una volta ai suoi pensieri. “Sai che la nostra razza è divisa. La nostra specie—quella buona—ha bisogno delle chiese. Noi ci aggrappiamo ad esse.”

Non appena s'incamminarono lungo un altro corridoio, percorrendo un'altra piccola rampa di scale, Caitlin si chiese dove lui li stesse conducendo. Così tante domande affollarono la sua mente, e non sapeva che cosa chiedergli per primo.

“Dove mi trovo?” lei chiese, e realizzò, che quella era la prima cosa che gli aveva detto sin da quando si erano incontrati. Tutte le sue domande si succedettero rapidamente. “In quale paese mi trovo? In che anno siamo?”